La crisi del golfo tra falsa moralità e potere.
Ormai da quasi due mesi nel Golfo Persico è in scena una paradossale commedia.
Di cosa si tratta? Il 5 giugno scorso, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Bahrein ed Egitto rompono le relazioni diplomatiche con il Qatar imponendoli pesanti sanzioni economiche. Causa? I quattro paesi lo accusano di finanziare il terrorismo.
Ecco una mappa del golfo Persico...
Come evolve la situazione?
Il 23 giugno, dopo circa due settimane dall’inizio della tensione, per tentare di trovare un accordo i quattro paesi Arabi consegnano al Qatar 13 richieste tutte obbligatoriamente da attualizzare pena la possibile invasione militare dello stato.
Tra le imposizioni più pesanti e a mio parere ingiuste vi è la sospensione della tv qatariota Al-Jazeera, la chiusura di una base militare turca e lo stop alla partnership con l’Iran.
L’unico riferimento al terrorismo è l’obbligo di sospendere i legami con Fratellanza musulmana, Hezbollah, al-Qaeda e Isis.
Mi fermo qualche riga nel mio raccontare per focalizzarmi su un punto. Nel leggere questa lista non può che sorgere un dubbio. Se l’accusa è terrorismo, cosa centrano le prime tre richieste? Si insinua un dubbio. Il sospetto che il tentativo di isolare il Qatar nasca più da fini politico-economici piuttosto che “umani”.
Poniamoci quindi una domanda. Che relazione c’è tra Arabia Saudita & Co. e il Qatar?
Partiamo dall'alleanza con l’Iran, nazione questa che ambisce a diventare una potenza egemone nella regione. Ciò rappresenta una minaccia esistenziale per l’Arabia Saudita che la vede come unica rivale in un progetto comune, quello di dominare il Golfo Persico.
Seconda minaccia è rappresentata dai Fratelli Musulmani, un movimento politico-religioso islamico sunnita presente in Medio Oriente e in Nord Africa.
I Fratelli Mussulmani sono considerati dagli stati sunniti come un gruppo terroristico. L’Occidente invece li considera una forza politica pari ad un partito. Negli ultimi anni il Qatar, a differenza degli altri paesi sunniti, si è schierato, in parte, con il pensiero occidentale.
Avendo capito a grandi linee cosa siano i Fratelli Musulmani nasce un’altra domanda; il Qatar finanzia davvero il terrorismo oppure protegge un partito? Ma torniamo a noi.
Un’altra delle tredici richieste coinvolgeva Al-Jazeera. Cosa centra la famosa emittente televisiva in tutto ciò?
La risposta è semplice. Al-Jazeera è una televisione molto gradita e conosciuta nel mondo, creata dal padre dell’attuale Emiro del Qatar per mostrare il soft power del suo paese nel mondo. Ora, per chi non lo sapesse il soft power è l'abilità di un potere politico nel persuadere altri paesi attraverso una propaganda della propria cultura, dei propri valori e delle proprie istituzioni politiche per migliorare la propria immagine a livello internazionale rafforzando così il proprio potere.
La richiesta di bloccare la televisione è quindi a mio parere un tentativo poco velato di togliere potere e influenza al piccolo e forte stato del Golfo.
Come prosegue la vicenda?
Ad oggi il tentativo di isolamento del Qatar è fallito. E’ passato poco più di un mese dall’invio dell’ultimatum delle 13 richieste, eppure nessuna di queste è stata esaudita e il Qatar non solo non si è indebolito, ma anzi, sembra star uscendo da questa crisi come il vincitore. Gli sconfitti, Arabia Saudita in primis, stanno cercando di uscirne il meno peggio possibile.
Come?
L'Arabia Saudita dopo aver rinunciato alle tredici imposizioni ha chiesto al Qatar l'accettazione di sei principi, tra i quali la lotta all'estremismo e al terrorismo. I sei principi sono ovviamente, come dicevo prima, una dichiarazione di resa da parte di Arabia Saudita & Co. che tentano -citando le parole di rappresentanti del Qatar in sede Onu- di “salvarsi la faccia”.
Il Qatar ha rifiutato anche la seconda proposta dei quattro paesi promotori dell'embargo e ciò adesso rischia di generare un profondo imbarazzo per il club Saudita che può portare all’innescarsi di una profonda crisi nel Golfo.
L’ultima domanda a cui voglio rispondere è la seguente: Come ha fatto il Qatar ha vincere con una coalizione così potente?
Ha giocato la carta internazionale, dove il soft power in atto da anni ha funzionato alla grande. Comunicando al mondo le tredici richieste di giugno, ha fatto comprendere a tutti la vera natura dell’atto intimidatorio del club Saudita, cioè appunto, quello di limitare la sovranità Qatariota.
Nazioni come Iran, Russia e Turchia hanno fin fin da subito protestato, giustamente aggiungo io, dicendosi pronte a difendere il piccolo emirato.
In conclusione si può dire che la situazione paradossale di blocco che perdura ormai da due mesi mostra un nuovo equilibrio nel medio Oriente, con una Arabia Saudita debole e incapace di strategie vincenti e un Qatar più forte che mai.
L’INTERVISTA - #WhatsAppintheWorld
Ho pensato di concludere il post con tre brevi domande fatte il 25 luglio ad un amico Saudita per comprendere meglio, al di là della cronaca, come è vissuta dalla popolazione questa situazione.
Dalla chat si può comprendere come la crisi sia portata avanti da interessi puramente governativi. Il popolo Saudita e Qatariota non solo sono in buoni rapporti, ma anzi sono quasi uno stesso popolo. Cultura, religione e modi di vivere sono molto simili se non gli stessi. In un altra occasione il ragazzo Saudita mi ha detto che vi sono molte situazioni di matrimoni tra Sauditi e Qatarioti e a causa della crisi molte famiglie sono rimaste divise.
Per concludere posso dire che ogni guerra e ogni conflitto porta sempre a situazioni spiacevoli. Talvolta ci vorrebbe così poco per evitarle. Questa crisi è già positiva, perché è solo una questione diplomatica, ma in quanti altri casi per questioni economiche sono nati inutili massacri?
Bravo Carlo, bell'articolo! Bella anche l'idea dell'intervista. Se posso permettermi un suggerimento, citare qualche fonte permette al lettore di verificare e approfondire i fatti che hai riportato.
RispondiEliminaGregorio
Grazie di cuore Gregorio. Certamente, ottimo suggerimento! Nel prossimo post vi saranno!
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