Grecia; la dimenticata d'Europa
Dalla Puglia si vedono le sue montagne, lontane, oltre il Canale d’Otranto. Una lontananza non esagerata, poche ore di navigazione e si arriva a Merlera, la più a Nord delle Isole Greche.
La crisi economica mondiale degli ultimi anni lì ha colpito forte, e non ha mai smesso di farlo.
Per sette anni le disavventure della dimenticata Atene, le richieste di tagli alle spese pubbliche e gli improbabili accordi della Troika hanno occupato i Tg e i giornali. Oggi nessuno ne parla, la moda cambia, eppure il paese, senza soldi, è sempre nella stessa situazione di sette anni fa.
Vi pare strano? Ve lo dimostro con facilità. Pensate che in Grecia il 23% della popolazione, quasi un quarto, vive sotto la soglia di povertà con 370 euro lordi al mese. Ripeto, un quarto della popolazione! Ma questo è nulla in confronto ad altri dati che benché noiosi ho deciso di riportarvi. Su “Tempi” del 11/06/17 la giornalista Fiorina Capozzi scriveva i seguenti dati che fedelmente riporto.
“Fra il 2010 e il 2016 gli assegni dei pensionati si sono quasi dimezzati (-40 per cento). Scenderanno ancora. […] Ma non avrà alcuna garanzia per il futuro nonostante il fatto che dal 2010 il paese abbia chiesto 70 miliardi di tasse in più assistendo ad una flessione della ricchezza prodotta del 25 per cento. Senza peraltro riuscire a tagliare il debito rimasto inchiodato a 315 miliardi pari al 179 per cento del prodotto interno lordo.[…] Le tasse e i contributi sono aumentati fino a mangiare il 70% dei salari, la disoccupazione giovanile è arrivata al 48% contro una media europea del 19,5 e italiana al 34,1. L’Iva è salita al 24% contro il 22 dell’Italia. Sui prodotti alimentari di prima necessità come pane e latte l’imposta si è attestata al 13% contro il 4 del nostro paese. Le banche non concedono più prestiti alle imprese e ai privati. Nell’ultimo anno gli istituti di credito, che in passato avevano un ruolo importante anche in Turchia, hanno visto crollare le richieste di mutui (-93 per cento) con una media di appena 82 domande al giorno contro le 1.182 pre-crisi. Il mercato immobiliare, che anche in Italia è importantissimo, è letteralmente sprofondato: fra il 2008 e il 2016, secondo i dati della Bank of Greece le case hanno quasi dimezzato il loro valore (-41,3%) con un picco negativo ad Atene (-43,5).”
E’ un quadro impressionante che testimonia una situazione terribile.
Ma da dove scaturì la crisi?
Cerco di spiegarlo nella maniera più semplice possibile. La colpa principale è da imputare al debito pubblico che è cresciuto in maniera esponenziale, a causa di elevate quantità di soldi richiesti in prestito dalla Grecia. Perchè? Le servivano per il welfare, i beni e i servizi, per garantire pensioni dignitose.
Anche un bambino sa che non bisognerebbe spendere più di quello che si guadagna, la Grecia doveva nascondere questa cosa e così, all’inizio del 2010 venne fuori che dal 2001 gli ellenici avevano pagato milioni di dollari a Goldman Sachs perché mascherasse la quantità di denaro che loro richiedevano in prestito. Quando si scoprì la reale situazione greca lo shock fu grande e gli investitori internazionali bloccarono i prestiti. C’è un problema però; senza quel flusso continuo di soldi diventava impossibile pagare le pensioni, gli stipendi, i debiti accumulati negli anni e tutto ciò che permetteva ad uno stato di funzionare.
A questo punto intervennero l’Europa e il Fondo Monetario Internazionale, così iniziarono le trattative per concedere alla Grecia un prestito d’aiuto immediato in cambio di tagli alle spese pubbliche, l’accordo fu così siglato accompagnato da grandi proteste di piazza. Purtroppo la situazione non migliorò e a luglio del 2011 venne approvato un secondo prestito.
Nel 2012 ci furono nuove elezioni. Le nuove misure di austerità imposte dal governo resero il neo presidente Samaras molto impopolare nel paese, cosa che contribuì a rendere più difficili da accettare le riforme concordate con l’Europa per ristrutturare il debito pubblico e continuare a ricevere gli aiuti.
Grazie alle manovre di Samars nel novembre del 2014 l’economia greca ha iniziato a mostrare i primi cenni di ripresa e per la prima volta , dopo 6 anni, la Grecia è uscita dalla recessione.
Le nuove elezioni del 2015 sono vinte da Alexis Tsipras, il giovane leader anti-austerità che nel suo primo discorso dopo la vittoria ha detto che la sua era stata «la vittoria di tutti i popoli europei che lottano contro l’austerità».
Tsipras governa da allora, ma facendo due conti la situazione economica non è migliorata, i dati della Capozzi lo ricordavano.
Il primo ministro Greco Tsipras |
Ricordo quando nel 2015 la Grecia era su tutte le prime pagine dei giornali e sembrava essere il problema numero uno di Europa ed Euro. Ricordo in particolare quando la mattina del 13 luglio di quell’anno, dopo 17 ore di trattative, Angela Merkel, cancelliera tedesca e Alex Tsipras, non avendo ancora trovato un accordo e trovandosi a un punto morto, stavano abbandonando il tavolo di lavoro. Donald Tusk, presidente del Consiglio Europeo, a quel punto li aveva fermati dicendo:
«Mi dispiace, ma non uscirete da questa stanza senza un accordo».
Un uomo in gamba Tusk. Nonostante la sua buona volontà, l’accordo tardò ad arrivare e fu molto pesante per i Greci.
Questa è l’economia Greca. Parlando invece di persone, dei Greci, purtroppo la situazione non è molto diversa. La crisi ha messo in ginocchio un popolo felice, gaudente e religioso.
Sembra impossibile, frequentando le classiche mete turistiche delle coste Greche che la crisi sia così pesante.
Lì, dopo il tramonto, i Greci escono dal lavoro, l’estate permette di sfoggiare dei leggeri vestitini di pizzo greco, si dirigono verso una chiesa, entrano e pregano baciando con passione un’immagine sacra. Nei locali si serve la Pita, la freschezza della brezza marina sale per le strette vie della città. La crisi non sembra esistere lì, il turismo permette di incassare e gli incassi permettono di vivere.
Per l’occasione ho intervistato una ragazza Greca, Stavroula, la quale mi ha detto che le grandi città si stanno svuotando, che chi è senza lavoro torna in campagna a lavorare come allevatore o contadino.
Prima di lasciarvi all’intervista completa voglio riportare la sua risposta alla domanda “Cosa significa per te essere una Greca?”. “Sono orgogliosa di esserlo, la nostra cultura è così ricca, abbiamo una grande storia, guerre che abbiamo vinto, guerre che abbiamo perso” e guerre, aggiungo io, che vincerete, come quella contro la crisi.
Mi ha detto anche che non sarebbe mai emigrata all’estero per cercare un futuro migliore a meno che non fosse stato strettamente necessario. La sua risposta significa che al di là di una crisi economica, la Grecia e il suo popolo rimangono quello che sono, fedeli alla loro tradizione storica e alle loro bellezze culturali. A quanto pare l’umanità e l’affetto per la propria civiltà è più forte dell’economia.
Nel nostro piccolo sarebbe bello supportare un popolo che è amico e fratello, anzi lo si può definire un compagno di studi, la cultura Greca e quella Latina, le basi del mondo Occidentale moderno. Come aiutarlo quindi? Non dimenticandosi di loro e magari diventare turisti di quella bella terra.
Un ringraziamento speciale a Stavroula per l'intervista e a Federico per averci messo in contatto.
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