Il collasso del Venezuela



Il Venezuela un tempo era una tra le democrazie più lungimiranti dell’America Latina e, sospesa sopra una delle più grandi riserve di petrolio al mondo, era una delle nazioni più ricche del Sud America.
Ho usato il passato; quel tempo non c’è più. Ora i sistemi politici ed economici del paese sono nel caos, l’inflazione (l'aumento dei prezzi di beni e servizi, che genera una diminuzione del potere d'acquisto della moneta) è cresciuta in 5 anni del 927%, rendendo impossibile alla popolazione procurarsi medicinali e generi alimentari dignitosi. Le sue città sono violente con un tasso di criminalità pari al 91%. Caracas, la capitale, guadagna il triste titolo di città più pericolosa del pianeta.




Queste pessime condizioni, in cui i Venezuelani sono costretti a vivere, sono sfociate in proteste di piazza contro il presidente Maduro, considerato la causa principale del collasso del paese.
Lui però non molla, ha consolidato il proprio potere circondandosi di uomini forti e rispondendo con la forza ad ogni protesta.

Come si è arrivati a questo punto?

Tutto ha inizio nel Dicembre 2015 quando il partito di opposizione MUD conquista i due terzi dell’assemblea nazionale. Se il presidente è di un partito e, in parlamento ha la maggioranza un partito differente, si crea automaticamente una situazione di stallo perché uno mette il veto alle proposte dell’altro, creando una situazione di vuoto.

Maduro non presta molta attenzione a ciò, vuole governare e non si arrende; è in questo momento che nasce la dittatura. 
Tutto avviene velocemente in tre passi. Il primo è semplice, prende il controllo della Corte Suprema, caccia alcuni componenti e li sostituisce con uomini a lui fedeli (controlla quindi il potere giudiziario). Secondo step: Marzo 2017. La Corte Suprema esautora l’assemblea Nazionale del suo potere (controlla anche il potere legislativo). Terzo step: la Corte Suprema dichiara che il Venezuela da quel momento avrebbe dovuto rispondere solo alla Corte stessa e al presidente Maduro (diventa l’unico detentore del potere esecutivo).

In questi tre semplici passi Maduro ha realizzato il golpe perfetto arrivando a controllare i tre principali poteri dello stato: legislativo, esecutivo e giudiziario.

A queste mosse seguono sollevazioni in tutta la nazione. Maduro accetta il dialogo e indice nuove elezioni per riformare la Corte Suprema. C’è però un trucco. I candidati vengono da lui precedentemente scelti. 
Maduro delibera poi che la Corte Suprema avrebbe avuto, in un secondo momento, il compito di riscrivere la costituzione, rimpiazzando l’assembla Nazionale e lasciando lui senza opposizione. Il 30 Luglio, data delle elezioni, Maduro vince.

Vi chiederete come sia possibile. Vi rispondo con le parole di Robert Criollo, un Venezuelano in Italia da 4 anni. 
“L’ambiente elettorale delle votazioni per la Costituente non è stato quello di un normale processo di voto. A differenza di altre occasioni, oltre a quelli che sono stati costretti ad andare a votare sotto minaccia di perdere il loro posto di lavoro nelle istituzioni pubbliche, in tanti, amici e parenti, hanno deciso di non assistere per non autorizzare una campagna elettorale a cui prendevano parte solo candidati fedeli al partito di governo, che non fornivano alcuna risposta alle loro richieste.”







Oggigiorno l’aumento dei prezzi e dell’inflazione favorisce la nascita di un mercato nero del cibo, mercato che in gran parte viene gestito da politici e militari. E’ questo uno dei motivi per cui il potere di Maduro è difeso da polizia ed esercito, vi è un forte lucro sulla crisi che sta avvolgendo il paese.

Dopo le elezioni di fine Luglio il Venezuela non ha un parlamento, è controllato dalla Costituente che a sua volta risponde solo a Maduro.
Il Venezuela oggi non è una democrazia. La sua situazione è un chiaro monito atto a ricordarci che la democrazia, così come la pace, sono valori su cui bisogna sempre vigilare perché altrimenti, come abbiamo visto, ci vuole poco a farli scomparire.

Il presidente Maduro


L’articolo può concludersi qui, per i temerari che vogliono un ultimo approfondimento, sotto vi spiego come è nata la crisi che avvolge il paese.

Le cause della crisi economica non sono da attribuire solo a Maduro, anzi, lui ha giocato una parte minima in tutto ciò. Grande colpevole fu Chávez, iniziatore di una politica economica folle. Chávez guidò il paese per quasi un ventennio. Sfruttando gli enormi giacimenti del sottosuolo e il prezzo elevato del greggio rese possibile investire ingenti quantità di denaro per aiutare i poveri, incrementare il welfare, abbassare le tasse, creare un sistema d’istruzione inclusivo e costruire un sistema sanitario statale efficiente.
Il Venezuela non per nulla dal 2004 visse un decennio d’oro; la povertà era quasi scomparsa e il paese aveva standard di vita molto elevati per l’area geografia in cui si trovava. 

Alla morte di Chávez, avvenuta nel 2013, segue l’elezione di Maduro e successivamente, nel 2015, il crollo del prezzo del petrolio. La politica economica di Chávez non regge più. E’ in questo anno che si apre la grande crisi venezuelana, il paese si trova d’improvviso senza entrate e diventa impossibilitato a continuare la costosa politica di aiuti statali. 
Probabilmente Chavez è in parte responsabile della situazione economica attuale perché la sua politica non prevedeva investimenti sicuri e solidi sul futuro.

Vi consiglio fortemente la visione del filmato, che trovate cliccando sul link seguente, per capire meglio la situazione Venezuelana con immagini, video e interviste.

Carlo Cozzi



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