Un viaggio nella terra in cui il paradiso si paga
6 minuti di lettura
Questa settimana ho deciso di parlarvi della Nigeria, uno stato dell’Africa Occidentale che incuriosisce per le numerose contraddizioni che rivela al suo interno; una terra ricca e prosperosa, compromessa da anni di colonialismo, colpi di stato, guerre di religione, terrorismo e corruzione.
Voglio partire dal motto di questo stato. “Unità e Fede, Pace e Progresso”.
Un motto che sembra descrivere con sincera speranza un paese utopia che la Nigeria desidera diventare. Un’utopia raggiunta per metà, in un paese che è diviso in due.
Un Sud ricco, che guarda al futuro, con un tenore di vita occidentale, aperto. Un Sud che registra uno sviluppo economico invidiabile anche all’Europa, con un’economia che si attesta al 26° posto a livello mondiale e al primo nel continente africano.
Più si sale di latitudine e più questo sviluppo diminuisce, Il Nord offre scenari diversi, quasi tristi, aridi, come i suoi deserti.
Si forma così una linea immaginaria che divide la Nigeria, una linea che dal nord scende di traverso dal confine con il Niger sino al Camerun. Una linea che rappresenta un confine invalicabile per chiunque abbia cara la vita, dai contractors occidentali sino ai media stranieri, ma non ci si avventurano ormai neanche più i nigeriani del Sud. Il Nord è abbandonato a sé stesso.
Ho trovato su il "Corriere della Sera" una bellissima descrizione di questa terra evitata e dimenticata che vi propongo.
“Il Nord è un lembo di terra dai panorami sconfinati di savana aperta che si rarefà via via in deserto man mano che si sale, poche città grandi, simili più a paesoni di casette basse dal tetto di lamiera ondulata, strade polverose battute da un sole implacabile: il resto è campagna, punteggiata di villaggi di fango, ombreggiati da rade acacie, catene montuose, impervie colline di pietra compatta grigio scura, mandrie di buoi gibbosi dalle lunghe corna diritte accompagnate dai nomadi Fulani, i folletti delle pianure, che vivono in simbiosi con gli animali nel loro eterno peregrinare.”
Sembra quasi una terra di magia, silenziosa e naturale, non ancora contaminata dal mondo occidentale. Eppure non è così, la favola dei paesaggi sparisce quando ci si rende conto che gli unici uomini che abitano quelle terre non sono solo i Fulani, c’è altra umanità. Un’umanità che fa paura, terrorizza, che conviene evitare e far finta che non esista, un’umanità che di umano non ha nulla se non il corpo, usato questo per attività crude, per attività che portano il nome di Terrorismo.
Perché questa è la terra del terrorismo per antonomasia, quello della peggiore specie, che domina e spaventa con violenza primitiva, nei vicoli dei quartieri di città come nei villaggi isolati delle campagne.
Questo terrorismo è Boko Haram. Basta il nome per rendere l’idea di cosa sia questo gruppo. Uomini che promuovono una versione dell’Islam originale che fa Haram, cioè “dimenticare” ai musulmani la politica e tutte quelle attività che caratterizzano l’Occidente. Guai votare alle elezioni, guai indossare una T-Shirt o dei pantaloni, guai a ricevere un’educazione secolare. Boko significa questo “educazione occidentale”. Boko Haram diventa quindi “dimentica l’educazione Occidentale”.
Perché? Perché la cultura è peccato, perché la cultura rende liberi.
E in una terra in cui l’educazione è vietata, lo stato democratico è combattuto e si tenta l’instaurazione uno stato Islamico con la Sharīʿa, già presente questa in alcune province del Nord, viene scontato pensare che non vi sia posto per persone che non condividano il fondamentalismo islamico. Avviene così che da anni, nel Nord dei deserti, i Cristiani vengono perseguitati con quella violenza primitiva e silenziosa, priva di pietà e compassione, tipica di quegli animali del deserto senza scrupoli, assettati di sangue e carne.
“Pulizia etnica” viene chiamata in quelle terre, i cristiani sono uccisi nei momenti di festa, quando si riunisco per celebrare la Santa Messa, quando sono inermi, indifesi, in occasione del Natale e della Pasqua. C’è una gentilezza però da parte di quel Boko Haram che impervia nel Nord, una gentilezza sottile quanto beffarda. I Cristiani che abbandoneranno tutto e andranno via da quelle terre non verranno toccati.
Boko Haram ha ucciso migliaia di persone negli ultimi anni, con una crudeltà disumana. Vi propongo questa tabella che racchiude 17 anni di vittime innocenti cadute sotto i colpi di un fondamentalismo malato e animale.
Sorge una domanda. Dov’è lo stato nel grande Nord della Nigeria?
Non c’è. Quello nigeriano è uno stato terribilmente debole, una repubblica che nasce nel 1960 dopo l’indipendenza dall’impero britannico. Un’indipendenza dolce che gli Inglesi guidarono con intelligenza dividendo la Nigeria in 37 stati federali controllati dalla capitale federale Lagos. Sono passati 57 anni e questa ex colonia ha assistito a decine di colpi di stato, elezioni truccate, tentativi di occidentalizzazione che si susseguivano a tentativi di reislamizzazione.
In una Nigeria divisa in due, ricca a Sud e povera al Nord vi è una cosa che colpisce e rattrista. Non vi è solo Boko Haram che semina morte, vi sono altri assassini ancor più silenziosi e nascosti, che non fa distinzione di religione, uccidono e basta: le epidemie.
In Nigeria questa estate è in corso l’ondata di meningite più estesa degli ultimi 9 anni. La meningite, curata e sradicata in Occidente grazie alla vacinazioni, lì trova terreno fertile. Lo stato non può arrivare nel Nord e anche se riuscisse non avrebbe abbastanza risorse per piani di vaccinazioni estese.
Dove lo stato non riesce vi sono altri che osano sfidare i deserti, i taglienti coltelli dell’islam e le invisibili frecce delle malattie. Vi sono Ong come MSF che finora hanno assistito il governo nella vaccinazione di circa 140.600 persone nelle aree più colpite.
C’è un’altra cosa che bisogna tenere in considerazione. Se il Sud è occidentalizzato e disposto ad accettare cure, vaccini e aiuti, il Nord, radicato nella tradizione, non è disposto a tanto.
Spesso i capi religiosi musulmani hanno ripetutamente inveito contro le vaccinazioni, denunciandole come un tentativo dei paesi occidentali per sterilizzare le ragazze.
Una piccola curiosità che può rendere più chiaro questo radicamento alla tradizione. La Nigeria condanna l'omosessualità con la pena di morte per lapidazione.
A cosa sono dovute queste posizioni? Ad un forte sentimento tradizionalista anti-moderno, un tentativo di fuggire dalla secolarizzazione e dal nichilismo occidentale? In parte sì.
Questa è la Nigeria, il paese con il maggior PIL dell’Africa, che convive con una povertà elevata, controllata, si fa per dire, da uno stato debole che non riesce a garantire a molti cittadini servizi base, come un sistema sanitario adeguato o un apparato di difesa efficiente.
Vorrei concludere riprendendo il titolo e dedicando un’ultimo spazio ai Cristiani Nigeriani che rappresentano il 48% della popolazione.
Nella serata di martedì 8 agosto Juan José Aguirre Muñoz, vescovo nella Repubblica Centrafricana, ha denunciato una situazione che sta diventando insostenibile.
«Hanno attaccato una missione a 75 chilometri da Bangassou chiamata Gambo. Hanno sgozzato diversi uomini e bambini. I giovani musulmani non ascoltano nessuno e cercano lo scontro: si siedono proprio davanti alla cattedrale, perché nessuno possa passare. Sono tre domeniche che non possiamo aprire la cattedrale».
«A Gambo sono arrivate le milizie cristiane anti-balaka, che l’altro ieri hanno allontanato i miliziani musulmani seleka, però lunedì sono entrati i soldati egiziani della Minusca che hanno mandato via gli anti-balaka e così i seleka sono tornati e hanno tagliato una decina di gole».
Poi un nuovo messaggio: «La missione di Gambo è stata saccheggiata, ci sono stati cinquanta morti».
Vi sono intere aree dell’Africa dove l’ultima speranza sono i preti, i parroci, i vescovi che non si arrendono, vivono in mezzo alla popolazione, rinunciando alla scorta e ad ogni protezione, evangelizzando e incoraggiando. Danno speranza perché quella dovrà sempre rimanere.
«Quello che fa più male da queste parti è il rischio della rassegnazione, l’interesse dei media che si allenta, quasi che vivere così possa essere normale. Vedi, noi da vivi non facciamo notizia, chi mai vorrebbe leggere la mia storia? Ma da morti facciamo vendere i giornali, la gente vede i nostri corpi in tv e aspetta qualche secondo prima di cambiare canale. Ma ormai se moriamo solo in due o tre interessiamo sempre meno. Per fare audience dobbiamo morire in dieci, o venti. Di stranieri, di solito, ne basta uno solo. Ti prego, parlate di noi».
-Parole di un anonimo testimone intervistato dal Corriere della Sera tratto da “I cristiani nigeriani nell'inferno di Boko Haram”-
Carlo Cozzi
Fonti:
-La Stampa, “ Il vescovo di Bangassou: Stanno sgozzando uomini e bambini” - Corriere, “I cristiani nigeriani nell'inferno di Boko Haram” - Wikipedia, “Economia Nigeriana” - El Paìs "Dove regna Boko Haram" - BBC News "Who are Nigeria's Boko Haram Islamist group?".
Commenti
Posta un commento